Descrizione
L’Europa si considerava al sicuro da una nuova guerra sul proprio territorio. Non poteva prevedere che, dopo la diffusione della pandemia, sarebbe scoppiata una guerra all’interno dell’Europa con il coinvolgimento di tutte le forze internazionali.
Non possiamo nascondere nella guerra attuale, la guerra della barbara invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il fatto che il suo obiettivo è influenzare l’Europa della democrazia e della libertà. L’Europa, che oggi è la promessa della democrazia universale.
È proprio il cuore dell’Europa che Putin sta attaccando. Conosciamo la retorica della sua propaganda contro tutto ciò che è in conflitto con il patriarcato nella democrazia.
Per precisare la nostra tesi, possiamo dire che il conflitto tra Occidente e Oriente oggi riguarda uno scontro tra civiltà.
Civiltà edipica post-edipica e tirannica. Deleuze e Guattari già nell’Anti-Edipo parlavano di questo confronto con la “civiltà non-edipica”.
La speranza che il presidente Zelenskyi e il popolo ucraino mostrano a tutti noi viene dalla “solidarietà degli scioccati” che sanno dire “no”. Gli ucraini hanno potuto sopportare l’alto prezzo della loro distruzione nella speranza che l’Occidente rispondesse al loro desiderio di democrazia. Mobilitiamo le forze democratiche per salvare l’Ucraina e sviluppare questa nuova egemonia con tutti i paesi che esprimono con forza il desiderio di democrazia. In questo dibattito proponiamo una lettura politica e psicoanalitica di questa minaccia di distruzione di massa dell’Occidente, perché il potere della parola, perduto e poi ritrovato, fa nascere la speranza di una “soluzione” diplomatica, che è l’unica possibilità di dire “No al treno della morte”.
Più che mai, il mondo è sul baratro: parole o morte.
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